La sindrome di Stoccolma è una condizione psicologica di dipendenza affettiva che si prova nei confronti del proprio aggressore. Questa condizione si manifesta in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica. Spesso, induce le vittime di un rapimento a provare simpatia verso i loro sequestratori ed è più comune di quanto possiamo pensare.
In molti film e serie tv assistiamo a trame del genere in cui si arriva a creare una relazione che può spingersi fino all’amore e alla sottomissione volontaria della vittima, instaurando una sorta di alleanza con il proprio carnefice.
“La casa di carta”, popolare serie tv spagnola, è uno degli esempi più ovvi per spiegare questa sindrome. Nella serie assistiamo alla rapina della Zecca di Stato spagnola, in cui la banda di rapinatori prende in ostaggio numerosi dipendenti della banca. Tra i vari imprevisti, una dipendente della Zecca finisce proprio per innamorarsi di uno dei rapinatori diventando così una componente della banda.
La sindrome di Stoccolma: perché si chiama così?
Il nome della sindrome si deve a un episodio specifico accaduto negli anni ’70 in cui due rapinatori entrarono in una banca di Stoccolma e presero in ostaggio gli impiegati per ben 5 giorni. Le vittime iniziarono a sviluppare sentimenti positivi nei confronti dei rapitori, mentre verso la polizia e le forze dell’ordine ne provavano di negativi. Si venne così a creare un rapporto di affetto reciproco con la conseguente volontà di proteggersi gli uni con gli altri, tanto da affermare successivamente di non aver subito nulla che potesse ferirli. Questo fu il primo caso nella storia in cui si intervenne a livello psicologico sullo stato degli ostaggi. La definizione di sindrome di Stoccolma venne coniata proprio da un agente dell’FBI che si occupò del caso.
Le cause
La sindrome di Stoccolma non è dettata da una scelta razionale, ma deriva da un riflesso automatico. La causa precisa non è chiara. La possibilità di sviluppare la Sindrome di Stoccolma aumenta a seconda del periodo di tempo in cui una persona viene tenuta in ostaggio.
La sindrome si presenta in situazioni di elevato stress psicofisico, in cui il cervello della vittima sviluppa sentimenti positivi nei confronti del sequestratore assecondandolo per evitare ulteriore dolore. Stando in costante contatto con i sequestratori, le vittime acquisiscono il loro punto di vista, condividendolo e schierandosi dalla loro parte, convincendosi che l’unico modo per uscire da quella situazione sia riporre piena fiducia in loro.
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